Clicca il tasto qui sotto e compila il form con i tuoi dati. Il nostro team si metterà in contatto con te per darti tutte le informazioni che stai cercando.
Richiedi Scheda Tecnica Project MartaGita al faro è il titolo della mostra a cura di Pietro Gaglianò, organizzata a Firenze presso la Galleria Srisa, incentrata sull’ultimo nucleo di opere frutto del lavoro di Maura Banfo. Si tratta di un nucleo composto da un progetto fotografico in quattro stampe lambda di dimensioni 70 x 100 cm, tre polaroid e due video, uno proiettato in uno spazio oscurato e raccolto, per avvertirne la vibrazione, l’altro a monitor, con cuffie per ascoltarne il sonoro.
Questo progetto è il risultato della ricerca portata avanti dalla Banfo durante e a seguito di una residenza d’artista che l’ha vista abitare per un mese – nel marzo 2014 – in un castello affacciato sul mare, presso la Fondation pour l’art la Napoule, Mandelieu-Cannes, in Francia. Un’esperienza fondamentale di confronto con un faro e con il mare, inteso in questo senso come luogo in cui tutto si azzera, in cui viene lasciato spazio al silenzio, un luogo dove trovare pace e quiete.
Il percorso inizia con l’autoritratto di Maura, intitolato L’ascolto, intesa come ascolto di sè stessa, che passa attraverso la conchiglia, un ricordo materiale legato ai nonni, che le facevano sentire il mare dentro la conchiglia quando ne avevo nostalgia in inverno. Il progetto è tutto un fil rouge sul tema dell’ascolto, l’ascoltare, l’ascoltarsi. Come forse un suono lontano, qualunque esso sia, che ci rapisce, e ci pone attraverso la nudità e il silenzio in un rapporto con noi stessi e l’esterno.
Estratti dall’intervista tecnica a Maura Banfo:
“Raccolgo e archivio materiale e lo conservo quasi tutto, elimino materiale con molta fatica. Tanto non accumulo nella vita, quanto compenso sul lavoro, soprattutto tanta carta e purtroppo più faccio ordine più non mi ritrovo. Trovo molto bello aprire cassetti e scatole e ritrovare un progetto, dei ricordi…può darsi che da elementi del passato nascano nuovi spunti. E’ come leggere un libro di cui torni a rivedere passaggi che ti hanno colpito.”
“Per molti anni ho montato i miei lavori a caldo su supporto rigido, che fosse alluminio o plexiglass. Gita al faro è la prima occasione in cui ho deciso di lasciare la stampa libera, non importa se si muove, se tende a imbarcarsi, ho voglia di togliere anche nelle mie stampe la rigidità di un qualcosa che oggi non sento più mio.
Qualche tempo fa ho partecipato ad un corso sul restauro della fotografia, la carta se lasciata libera ha possibilità di essere restaurata. Per me che spesso lavoro sulla copia unica è importante poterne avere un controllo in caso di necessità.”
“L’idea di collaborare con chi potrebbe restaurare una mia opera mi affascina molto. Non sono molto paziente se mi ritrovo da sola, è molto importante per me confrontarmi con chi possa avere più conoscenza della materia. Ovviamente sui lavori fatti da me come i Nidi ho decisamente un controllo maggiore, sia sulla costruzione che sui materiali utilizzati. Ma i consigli sono sempre ben accetti.”