L’amore durante la fine del mondo è un dipinto misurante 80 x 60 cm, realizzato con colori ad olio e spray su tela, e rappresenta un’eruzione
vulcanica.
Sidibè lavora principalmente su due serie pittoriche tra loro interconnesse, Titanium White e Jpeg, accomunate da una perizia tecnica conseguita dall’artista tramite un lungo, incessante esercizio pittorico, una sperimentazione formale che ruota molto intorno ai linguaggi mediatici, perché quest’ultimi sono quelli su cui si struttura la visione dell’individuo e pertanto su questo si gioca la possibilità di offrire potenziali visioni soggettive al fruitore, contrapposte a quelle generiche e standardizzate dei media digitali.
Da un punto di vista tecnico, l’artista sceglie una stesura stratificata ottenuta mediante aggiunta graduale di materia pittorica, sino a creare una sovrapposizione di pennellate materiche filamentose. “Dopo anni di sperimentazione, sono riuscito a controllare tecnicamente la stesura di queste pennellate, studiando le proprietà chimiche e naturali dei colori ad olio, individuando metodologie tecniche personali adeguate al
mio intento poetico e stilistico.”

Estratti dall’intervista tecnica a Antonio Sidibè:

“Quando dipingo non c’è una vera e propria pennellata, che esiste prevalentemente nella preparazione iniziale del quadro, dal disegno
alla sottopittura, per approcciarsi alla struttura dell’immagine prodotta. Esiste però una “Metapittura: è una risonanza di linguaggi pittorici, ed è uso e trasformazione consapevole dei linguaggi della Pittura di qualsiasi tempo e luogo, i cui elementi sono ricondotti ad un unità nel significato nuovo del “quadro” e nel “senso” che si intende attribuire alla Pittura contemporanea. Se prima era la novità dei linguaggi a determinare la novità di valore, ora questa è data dalla risonanza dei linguaggi, cioè dalla capacità di collegarsi ai tempi e ai modi diversi, anche culture lontane, e dall’intenzione di esprimere significati attuali. Questo comporta la nuova immissione nella Pittura di elementi emotivi, allegorici, simbolici, precedentemente espulsi dalla maniacale ricerca di purezza elementare, tipica delle linea storica delle avanguardie”

“Per me disegnare e dipingere sono due cose diverse ma allo stesso tempo in forte relazione, poiché la ripetizione del gesto e la tecnica che
ho consolidato nel tempo, mi permette di agire direttamente sulla tela con scioltezza, senza passare da disegni preparatori. Comunque i disegni che realizzo non li concepisco singolarmente come veri lavori ma nemmeno come uno strumento di esercitazione, anche se poi li espongo raramente”

“In realtà non utilizzo strumenti per creare tridimensionalità nella superficie ma, come ho già detto, utilizzando i colori ad olio avevo la necessità di trovare una soluzione per rendere la pittura più solida e resistente, nonché più vicina in termini tecnici e poetici ai miei intenti pittorici. Col tempo poi ho messo a punto questa tecnica molto peculiare per cui, aggiungendo resine e altri addensanti, rendo il tutto estremamente tenace, quasi indistruttibile.”

“Non ho dimensioni predefinite, anche se lavorando su un approccio pittorico tendente alla fotografia resto spesso entro dei parametri e canoni fotografici. Mi è capitato di realizzare opere di dimensioni di 7 x 3 mt fino a misure estremamente piccole. In realtà preferirei che le mie opere non fossero incorniciate anche perché già utilizzo telai abbastanza alti (4-5 cm) e ne coloro i bordi. Mi è capitato che qualche galleria chiudesse il dipinto in una sorta di cornice/listelli leggera e sottile ma tendenzialmente preferisco di no. Soprattutto quando la pittura è aggressiva e magari straripa dai lati è un peccato chiuderla in una cornice.”